Santuario Maria SS. di Costantinopoli

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La devozione mariana che ha radici antiche a Rende, sembrava essersi affievolita con la decadenza del monastero basiliano di San Pietro e Paolo de “Li Rocchi”. Grazie all’opera di Giovanni da Procida, dopo due viaggi in oriente, nel 1600, si diede inizio all’attuale costruzione programmata nel tratto della cinta muraria ove sorgeva l’antica cappella di San Sebastiano. La tradizione orale riporta che, in seguito alla peste del 1656, i rendesi acquistarono la statua della Madonna che si venerava a San Fili. La chiesa successivamente, fu completa- mente distrutta e, nel 1719, i capimastri Francesco Belmonte e Raffaele De Bartolo con altri rendesi, costruirono l’attuale edificio. Nel 1747 vi sorse la Confraternita omonima. Intanto si era recuperata anche quell’antica icone che per secoli era stata dimenticata nel territorio di Arcavacata.

In contrapposizione all’esterno, lineare e privo di elementi caratteristici, l’interno, ad unica navata e a croce latina, si presenta interessante e ricco di opere d’arte. Sulla cantoria è dipinta la Madonna col Bambino, opera del 1777 del Santanna, di fronte alla Vergine è posto un angelo con uno scudo che reca la scritta: “Maria Dei Mater”: dallo scudo abbattono Nestorio.  Sul parapetto della Cantoria, angeli musici dello stesso Santanna. Inoltre cominciando da destra si ammirano:visita  Madonna a Santa Elisabetta eseguito nel 1930 dal Greco; lo sposalizio  di Maria, dello stesso autore ripresa dalla più celebre opera di  Raffaello; successivamente, L’incendio di Costantinopoli, del Fiore, datato 1905; tutte e tre le opere sono ad olio su tela. Sulla volta abbiamo tre dipinti ad olio su latta: Mosè che riceve le tavole della legge; Ester ed Assuero; Il Sacrificio di Abramo . Ed eccoci alla splendida cupola emisferica sovrastante il transetto affrescata a tempera dall’artista rendese Achille Capizzano nel 1949 raffigurante la Madonna di Costantinopoli in gloria.

Sul braccio destro del transetto si ammira Maria bambina sulle braccia di Sant’Anna di C. Santanna; sulla volta dello stesso ambiente, una tempera su muro che ritrae la Sacra Famiglia. Sull’altare Maggiore, L’Immacolata opera del Santanna del 1775. Sulla volta dell’abside, è affrescata la Natività. Ai lati, due dipinti ritraenti San Luca pittore, opere del De Dominicis del 1891. Sul braccio sinistro del transetto, è collocato Il Martirio di San Sebastiano dipinto dal figlio di Cristoforo Santanna, Giuseppe nel 1790; pare che il volto del Santo sia il suo autoritratto; al di sopra, un affresco, La Fuga in Egitto. A lato, statua dell’Addolorata e Gesù nella bara. Nel locale attiguo, destinato a museo della chiesa, sono collocati i paramenti sacri usati prima del Concilio Vaticano II, i pastori del presepe, due opere di A. Capizzano che riproducono l’antica icone e due statue.

Dal lato sinistro abbiamo: La presentazione di Gesù Bambino al tempio dipinto dal Greco nel 1930 e, più avanti, la tela che raffigura La disputa dei Vescovi ad Efeso, sulla maternità divina di Maria, dipinta nel 1905 da Francesco Fiore. Tra queste due opere, si apre la cappella dove è custodita l’immagine dipinta ad olio su rame, meglio nota come l’icone di Maria SS. di Costantinopoli. Ai lati della cappella: due dipinti eseguiti dal Greco nel 1924, Implorazione della Madonna di Costantinopoli e Implorazione alla Croce. In sagrestia, sono conservati: Il Trionfo di Maria del 1778 e Il Battesimo di Gesù entrambi di Santanna, poi un olio su tela che ritrae San Pietro ed uno dell’Addolorata. Sul muro interno, appena entrati a destra, è murato un pezzo di tufo con incisioni bizantine che rappresentano un agnello che con la zampa sostiene una croce e una colomba. La sua forma ad arco potrebbe far pensare che, anticamente, facesse parte di u na vecchia chiesa rendese.

La tradizione bizantina sopravvive a Rende nel culto di Maria SS. di Costantinopoli, volgarizzazione di “Odighitria”, così detta dal monastero di Odighio a Costantinopoli – ricordo del rito greco obliterato dai Normanni i quali vollero che tutte le chiese calabresi dipendessero da Roma  – alla quale è dedicata la chiesa omonima, elevata oggi a santuario. Tale culto è legato in modo particolare ad un dipinto su rame che raffigura una Madonna in posa frontale del tutto diversa da quella della consueta iconografia mariana ma tuttavia molto bella e piena di grazia, oltre che in atteggiamento di un’ accentuata compostezza, che viene comunemente indicato col termine “macchietta” “‘. La sacra immagine è per tradizione antica ritenuta “acheropta” “. ossia “non fatta da mano (umana)”. 

 Il termine deriva propriamente da “macchia” ed è adoperato dalla critica d’arte per designare uno schizzo, un piccolo abbozzo tecnicamente impreciso posto in essere da un artista allo scopo di fissare un’idea, una creazione immediata ed improvvisa della fantasia nonché per esprimere un’emozione d’arte, cui eventualmente attingere nel corso di successive creazioni pittoriche. 

 Il vocabolo viene usato tuttora per indicare un’immagine sacra – per lo più della Vergine o del Cristo – di provenienza soprannaturale. Di dipinti siffatti se ne ebbero non pochi nel corso delle epoche storiche successive ali secolo dell’era attuale, ma nel Medioevo e nei secoli che seguirono furono addirittura numerosissimi, e per molti di essi nacque la credenza che la esecuzione fosse nientemeno opera di San Luca; e non a caso, in quanto l’autore del terzo Vangelo canonico è ritenuto dalla tradizione bizantina il pittore e il ritrattista della Vergine. 

Un’ antica memoria vuole che la bella chiesa sia stata edifìcata attorno al 1600 sulle rovine di una remota cappella diruta ed abbandonata, posta a ridosso delle vecchie mura di precisione civica; è comunque certo che la costruzione del sacro edificio, così come si mostra attualmente, risale all’ anno 1719 ed è ascritta al lavoro di artieri locali, tra cui Francesco Belmonte e Raffaele De Bartolo, i quali profusero il loro fervore creativo sposato ad una indiscussa preparazione tecnica in tutte le chiese del centro cittadino. Nel 1750, il sacro edificio fu ancora ampliato e reso più bello, mediante l’esecuzione di lavori di ornamentazione che servirono a meglio qualificarlo e a definirlo nel suo complesso. L’esterno del tempio si mostra nel presente con una FACCIATA a capanna di lineare semplicità, appena interrotta da un bel portale litico di buona fattura, con piedritti profilati da cornici sovrapposte e serraglia intagliata; nella parte superiore risalta un vuoto finestrato con stipiti modanati, sormontato da un timpano di coronamento triangolare delimitato da un’ampia cornice perimetrale. Incorporato alla fabbrica, sul lato destro di chi guarda, s’innalza una liscia costruzione muraria che, nella parte inferiore, delimita il vasto locale adibito a sagrestia e, in quella alta, termina con un muro a vela traforato da due archicelli entro cui hanno trovato posto le campane, concluso da una struttura curvilinea affiancata da due elementi sferici ornamentali.  

 

La denominazione di “santuario” potrebbe far immaginare una struttura imponente: in tal caso si potrebbe rimanere delusi, in quanto la Chiesa è piuttosto scarna se vista dall’esterno. Il valore culturale e sociale di questo santuario è invece considerevole. Si narra, infatti, che a metà Seicento Rende sia stata colpita da un’epidemia di peste che mieté numerose vittime e che, solo qualche anno dopo, un’infestazione di voraci parassiti abbia messo in ginocchio la già fragile economia del borgo: i rendesi acquistarono così la statua della Madonna di Costantinopoli venerata a San Fili la quale, secondo la tradizione, concesse alla popolazione la propria divina protezione. I rendesi, riconoscenti, difesero e ricostruirono la chiesa ogniqualvolta si rese necessario e ne fecero il proprio santuario. All’interno troverete perciò numerosissime opere d’arte degne di nota relative ai secoli XVIII, XIX e XX. Il pittore rendese settecentesco Cristoforo Santanna è autore, tra le altre opere, della “Madonna col Bambino” della cantoria, dell’affresco “Maria Bambina sulle braccia di Sant’Anna” e dell’icona dell’“Immacolata” sull’Altare Maggiore. A suo figlio Giuseppe si deve invece il “Martirio di San Sebastiano”, in cui probabilmente l’autore ha dato al Santo i propri connotati. L’affresco della cupola è opera di Achille Capizzano, altro importante pittore rendese di cui sono conservate anche altri dipinti. Nella ricca galleria d’arte rappresentata dal Santuario della Madonna di Costantinopoli di Rende e dei locali attigui trovano posto anche pregevoli lavori del De Dominicis, del Greco e del Fiore.

L’interno, a croce latina e ad un’unica navata, è ricco di stucchi lustri e di decorazioni policrome e presenta sul fondo un bell’ ALTARE in marmi di diverso colore ottimamente intagliati, lavoro di tipo napoletano barocco di maestranze del luogo, che lo portarono a termine nel 1775. All’altezza del transetto si elèva una bella CUPOLA ernisferica di m 5 di diametro, con la volta affrescata a tempera da Achille Capizzano (a. 1949) con una movimentata composizione di straordinaria efficacia coloristica e dal segno intensamente espressivo, raffigurante la MADONNA DI COSTANTINOPOLI IN GLORIA. 

La variegatura dei marmi, le stupende decorazioni pittoriche, la bellezza dei dipinti accostati alle pareti, gli stucchi dorati e lucidi, la ricchezza dell’ altare e l’eleganza della cupola affrescata conferiscono all’insieme una composta sontuosità che affascina. 

 

Opere principali:

  • “La Madonna di Costantinopoli col Bambino”. (Cristoforo Santanna), tavola del 1774 (Dimensioni: m. 2,60×1,30). Al centro del dipinto spicca la figura della Madonna con in braccio il Bambino. A destra c’è una donna con la corona che versa il contenuto d’una cornucopia e a terra giace Nestorio folgorato dai raggi luminosi che si dipartono dallo scudo sorretto da un angelo. Ancora sono presenti personaggi di diverse razze.

 

  • “L’Immacolata in gloria col Bambino”. (Cristoforo Santanna), tela del 1775 (Dimensioni: m. 2,30×1,60). L’Immacolata è qui rappresentata con una veste rossa mentre sorregge il Bambino, gli angeli le fanno da contorno. La glorificazione dell’Immacolata è resa più vivace dalla varietà cromatica e dalla plastica evidenza.

 

 

  • “Maria bambina tra le braccia di Sant’Anna”. (Cristoforo Santanna), tela del sec. XVIII (dimensioni: m. 2,30×1,70). Il dipinto rappresenta Maria bambina tra le braccia di Sant’Anna, in alto si trovano: l’Onnipotente, la colomba dello Spirito Santo ed alcuni angeli. A sinistra di Sant’Anna si trova Santa Caterina d’Alessandria, la protettrice della castità mentre più in basso San Rocco è rappresentato come un giovane pellegrino e ha a fianco un cane con un pane in bocca.

 

  • “Il Martirio di San Sebastiano”. (Giuseppe Santanna), tela del 1790 (Dimensioni: m. 2,30×1,70). L’opera rappresenta il tragico martirio di San Sebastiano che è legato ad un tronco e preso di mira dalle frecce scoccate da un gruppo di arcieri, di cui due a cavallo. Il dipinto è molto scolastico e con qualche imprecisione ma non per questo privo di fascino.
  • “Il Trionfo di Maria SS.”. (Cristoforo Santanna), tela del 1778 (Dimensioni: m. 3,50×2,10). Maria SS. ha qui il Figlio tra le braccia ed è sovrastata dalla corona che le conferisce il titolo di “Regina”. Procede su un carro trainato da cavalli mentre in basso a sinistra i fedeli si assiepano durante il suo percorso.

 

  • “Il Battesimo di Gesù Cristo”. (Cristoforo Santanna), tela del sec. XVIII (dimensioni: m. 2,30×1,70). L’opera, di buona qualità sia per colori che per fattura, rappresenta il tradizionale Battesimo di Gesù Cristo nel fiume Giordano ad opera di Giovanni il Battezzatore. A sinistra c’è l’Altissimo e la colomba dello Spirito Santo mentre a destra ci sono angeli in preghiera.

 

 

  • “La Madonna di Costantinopoli in Gloria”. (Achille Capizzano), affresco del 1949 (Diametro m. 5,00). La Madonna di Costantinopoli è sorretta da tre angeli e se ne aggiunge un altro che porta un festone. L’opera è vivace ed elegante allo stesso tempo ed ha una prospettiva molto suggestiva.

 

Fonte:

G. Giraldi – Le Chiese di Rende