Chiesa Santa Maria delle Nevi

 

 

La chiesetta di origini lontane è posta su di un breve poggio della contrada Santa Maria, ove regna un silenzio secolare che vien rotto solo dall’intensa animazione popolaresca nel
corso dei festeggiamenti alla Vergine, i quali hanno luogo il 5 agosto con manifestazioni di schietto sapore folcloristico. 

Il culto della Madonna delle Nevi viene attribuito dalla storia ad una miracolosa nevicata in agosto e ad una contemporanea apparizione della Beata Vergine a Liberio, Papa dal 352 al 366. Questo piccolo e grazioso edificio sorge in contrada Santa Maria.

L’interno è costituito da un modesto ambiente rettangolare che ospita un piccolo altare. Esso è composto da una struttura portante in muratura sulla quale si ergono due pilastri intagliati preceduti da due colonnine riccamente scolpite e sormontate dai capitelli che le collegano all’architrave. Nello spazio lasciato libero è inquadrata una tela ad olio di Andrea Carino del 1703 raffigurante Maria SS. Della Neve. La chiesa, a causa dei danni provocati dai frequenti terremoti, fu oggetto di numerose ricostruzioni, l’ultima risale al 1954.

L’edificio chiesastico è piccolo e grazioso nelle sue linee
essenziali ed è ravvivato all’interno – un ambiente rettangolare
piuttosto modesto – da un altarino interessante dal lato storico-artistico, addossato alla parete opposta all’ ingresso. Esso è composto, nella parte inferiore, da un supporto in muratura che
lo innalza da terra e, nella parte superiore, da un archetto a sesto ribassato, sostenuto da due pilastrini quadrangolari alquanto intagliati; questi sono preceduti da due piccole colonne riccamente scolpite nel fusto come un fine ricamo e sormontate dai capitelli che le raccordano all’ architrave. Nello spazio lasciato libero è inquadrata una tela ad olio di Andrea Carino, forse del posto, datata 1703 e raffigurante Maria 55. della Neve, al cui nome è intestata la chiesetta.

 Gli elementi che compongono ‘altare – probabili frammenti ricomposti di una suppellettile liturgica stabile molto più complessa – sono di un tipo di arenaria tenera e rappresentano il risultato di un accurato lavoro d’intaglio, effettuato nel lontano 1616_ 

Sulla piazzetta antistante al piccolo tempio aveva luogo la cerimonia della benedizione degli animali domestici unitamente all’ accensione di un grande falò rituale,
cui contribuivano un po’ tutti con fascine e vecchie suppellettili fuori uso, e al quale
facevano seguito tanti altri fuochi nelle campagne, punteggiando di un’infinità di
piccole luci tremolanti l’oscurità della notte. 

 

Più volte demolita dalle catastrofi sismiche che interessarono la valle del Crati, la chiesa altrettante volte fu rimessa in
piedi dalla tenacia dei Renditani, il cui attaccamento alla Vergine è documentato, oltre che in altri edifici sacri, dal fatto
che il nome “Maria” ricorre con una frequenza assai costante nell’ onomastica locale. L’ultima ricostruzione – della pri
mitiva mancano documenti attendibili, fatta eccezione per un reperto tufaceo con la data dal 1609 – risale all’ anno 1954
e fu effettuata sull’ area medesima della fabbrica precedente, di cui furono conservate intatte le caratteristiche principali. 

 

Pare, infine, che il culto della Madonna della Neve si debba ad una miracolosa nevicata in pieno agosto e alla contemporanea apparizione della Beata Vergine a Liberio, Papa dal 352 al 366. 

Fonte:

G. Giraldi – Le Chiese di Rende