MUSEO CIVICO

 

Usciti dalla chiesa madre, e menando in discesa, a qualche decina di metri, sulla sinistra, eccoci al Museo Civico.
Sorto ai primi anni ottanta, è allestito con cura presso il settecentesco palazzo  Zagarese, già dimora della nobile famiglia rendese. Si articola in una sezione del folklore e in una sezione pinacoteca intitolata al pittore rendese Achille Capizzano. La sede dell’attuale Museo Civico era in origine il palazzo di una delle più potenti famiglie della zona da cui prende il suo nome: gli Zagarese. La struttura è composta dall’unione di più corpi di fabbrica intorno ad un cortile, il cui nucleo più antico risale al 1695, anno in cui Maurizio Zagarese, sindaco di Rende, ricevette in dono da Don Ferdinando De Mendoza per la nascita del suo primo figlio alcune case situate presso il “paramuro”, vicino la porta di Cosenza.
L’edificio è stato più volte rimaneggiato e ci appare adesso con un doppio loggiato.
La posizione strategica del palazzo permette di godere di una splendida panoramica visibile dal terrazzo del Museo.
Il Museo civico è stato fondato nel 1980, dopo che l’amministrazione comunale ha acquistato il bene dagli ultimi discendenti degli Zagarese.
La sezione del folklore è dedicata all’illustre antropologo  calabrese Lombardi Satriani tende a diffondere e a presentare, soprattutto agli studenti, gli aspetti di una cultura popolare patrimonio delle nostre terre e troppo spesso dimenticata o catalogata come sottocultura. In essa è racchiuso un vasto panorama di usi, costumi e tradizioni popolari che suggerisco un ulteriore ampliamento come “centro del folklore” nella sua accezione più ampia, che comprenda anche una sezione da dedicare alla letteratura popolare. In tal modo si renderebbe ancor più merito all’illustre studioso calabrese al quale, appunto, è stata dedicata la raccolta.
Ed ecco la strutturazione del museo così come è stata concepita e come viene presentata ai visitatori:
  1. sala: Concetto di folklore; sintesi storica. Le minoranze etniche: gli Italo-Albanesi, gli Zingari.
  2. II sala:L’architettura popolare: la casa.
  3. III sala: Gli interni: sistemi di illuminazione. Fonti di calore. Approvo idrico.
  4. IV sala: Gli interni: la cucina, l’alimentazione.
  5. V sala: L’abbigliamento: i costumi popolari.
  6. VI sala: Le attività domestiche: filatura, tessitura, ricamo. Le attività produttive: l’agricoltura, la pastorizia.
  7. VII sala: L’artigianato:la ceramica, l’oreficeria.
  8. VIII sala: Vita religiosa; vita sociale; gli strumenti di musica popolare.
  9. IX sala: L’emigrazione: I calabresi in Canada.

 

Informazioni
 Apertura: lunedì 9-13; martedì 9-13, 16-18; mercoledì 9-13; giovedì 9-13, 16-18; venerdì 9-13; sabato 9-13; domenica 9-13. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto
Condizioni di visita: ingresso gratuito

 

 

 

 

La Pinacoteca, come già detto, è dedicata al pittore rendese Achille Capizzano (1907-1951) esponente dell’arte contemporanea, del quale si possono ammirare 15 opere: Visi raccolgono ancora opere di altri maestri (Guttuso, Sironi, Levi, Balla, De Chirico, Carrà, Greco ed altri). Ricca e prestigiosa la collezione di opere più antiche: appena lasciatala stanza delle opere dell’arte contemporanea, n un ambiente più piccolo, ci si trova innanzi ad una tela bellissima, “Il soldato” di Mattia Preti, detto il cavalier calabrese, che, in effetti, è diventato il simbolo del museo stesso. Vicino, un’altra tela dello stesso artista, il “Sinite Parvulos”; entrambi i dipinti mostrano con elovigionamentquenza quel “neo tenebrismo” che caratterizzava l’artista e che lo contrapponeva al suo più autorevole “avversario”, Luca Giordano, più incline ad una pittura maggiormente luminosa, più commerciale e meno problematica. Ancora più avanti, altra pregevole opera, stavolta, del Solimena, raffigurante l’allegoria della Temperanza della Fortezza, della Prudenza e della Giustizia.Nella sala convegni del Museo, eccoci di fronte ad un ricchissimo patrimonio artistico: La SS. Trinità, olio su tela, eseguito dal Pascaletti di Fiumefreddo Bruzio nel 1784; poi le opere di Cristoforo Santanna, Maria SS. in gloria e San Michele del 1782, Santa Teresa d’Avila, La Crocifissione, L’Eterno Padre ed angeli, La Flagellazione di Cristo alla colonna, L’Apparizione della Madonna a San Simone Stock, La Sacra Famiglia. In bella evidenza, un tondo di legno, raffigurante la Madonna della Purità del pittore fiammingo Dirck Hendricksz la cui presenza nel meridione era già stata documentata.

 

Le collezioni

Al di là dell’apparente banalità delle collezioni, apparente banalità perché ci si può chiedere quale sia oggi l’efficacia prospettica di un Museo di Arti e Tradizioni popolari, stiamo parlando di un museo che espone autentiche opere d’arte popolare di eccezionale e incredibile manifattura.

 

Si tratta di opere che esprimono la raffinata vocazione estetica e simbolica delle cosiddette classi subalterne di quest’area della Calabria anche perché sono manufatti che avevano, e in molti casi ancora oggi hanno, un efficace valore d’uso. E il linguaggio museografico è pressoché perfetto.

Quello della sezione folklorica del Museo civico di Rende è un linguaggio capace di eludere quel meccanismo di sacralizzazione degli oggetti che conferiscono un ruolo di feticcio enfatizzandone il mero pregio estetico (ammesso che sia riconosciuto) assieme quel valore di rarità che in genere ne tradisce l’autentico significato.

Qui, a partire dal suo ingresso, il visitatore è accompagnato in un processo conoscitivo emozionale per via di semplici e assieme raffinate soluzioni museografiche con percorsi ad ambientazione, oggetti esposti in vetrine e su pedane.

E ancora, l’itinerario di visita è arricchito da schede e supporti didattici che fanno da corredo alle dettagliate collezioni con criteri comunicativi concepiti come strumento attivo di cultura per favorire un legame creativo e costante tra il visitatore e le testimonianze culturali esposte. E gli oggetti risultano sin subito familiari.

Parliamo di luoghi e di oggetti simbolo della vita di un tempo: dal focolare domestico alla stanza da letto, dalle botteghe artigiane ai laboratori tessili, dagli utensili di uso quotidiano alle suppellettili magico religiose. E ancora, dalla musica popolare ai giochi.

Fonte:http://www.sergiostraface.it/