Chiesa di S. Michele Arcangelo

Chiesa di San Michele Arcangelo

 

A poche decine di metri dal Santuario di Maria SS. di Costantinopoli, si erge la Chiesa di San Michele, meglio nota come chiesa del Ritiro. Dell’antica origine normanna resta ben poco, e i locali dell’antico monastero, sono, oggi, occupati da abitazioni private. Padre Fonte riporta che « trasversalmente al monastero trovasi ancora un lungo corridoio sotterraneo » che doveva servire in caso di fuga, sotto l’incalzare dei nemici. Il terribile sisma del 1638 rese totalmente inagibile le strutture che vennero riedificate e ricostruite negli anni successivi. Nel corso del XVII secolo, vi dimorarono gli Agostiniani che vi imposero la denominazione «Ritiro». Dopo chei frati andarono via, la chiesa, che necessitava di ulteriori lavori di riparazione, venne nuovamente ristrutturata sotto la guida di Francesco Belmonte nel 1715. Nel frattempo, veniva dedicata a San Giuseppe. L’originale facciata seicentesca è abbellita dalla pietra di Mendicino. L’interno è a croce greca. A partire da destra, il primo altare riccamente lavorato intagliato e dorato, e adornato da un artistico e dinamico fogliame, è dedicato a San Francesco Saverio.
Vi sono collocati: una statua del Santo; in basso all’altare, San Francesco Saverio sofferente e, sulla volta, lo stesso santo che battezza i pagani; entrambi oli su tela di anonimi pittori del“700. Nell’abside destra, troviamo un dipinto eseguito dal Magli nel 1974 raffigurante Gesù Bambino coi dottori nel Tempio, un altro dello stesso artista: la Deposizione; al centro nicchia con statua di San Michele Arcangelo opera di Giacomo Colombo del 1730. L’Altare maggiore è costituito da un vistoso tabernacolo in legno scolpito con nicchie e statuine di legno; «quattro piccole colonne con scanalature, sostengono la trabeazione e la cimasa riccamente adornate». Al centro, una splendida tela eseguita dal Pascaletti nel 1750, raffigurante La Sacra Famiglia. In alto, è dipinto il Transito di San Giuseppe, opera del Santanna del 1780; sotto l’altare, un affresco di Cristo Deposto. Sulla cupola del transetto, un affresco del Magli: Gli angeli ribelli. Poi, quattro statue: raffiguranti la Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza. Nella zona absidale sinistra, una statua di san Giuseppe; poi, due dipinti del Magli: La Resurrezione di Gesù e La visita dei Re Magi, rispettivamente del 1951 e del 1945. La prima cappella a sinistra, è dedicata alla Madonna del Carmine; contiene una statua della Vergine del Carmelo e un dipinto raffigurante La Gloria di Maria SS., probabile opera del Pascaletti del 1748. Nel locale che separa la chiesa dalla sagrestia, è posta una statua di San Michele Arcangelo ed una di San Giacomo Apostolo, opera di artisti meridionali del tardo quattrocento, trovata fortunosamente dopo che una frana distrusse, verso la metà 4ell’800, la chiesa di Loreto. In Sagrestia, un busto reliquiario di San Francesco Saverio; poi dei dipinti: La Natività opera del Santanna del 1740, Il Sacro Cuore di Gesù del 1767 dello stesso pittore, L Angelo Custode, San Giuseppe col bambino, La Madonna del Carmine e San Giovanni Bosco, Cristo sotto la Croce.
La Chiesa di S. Michele Arcangelo, comunemente “del Ritiro” – uno degli edifici cittadini più interessanti per originalità di costruzione e profusione di oggetti d’arte – sorge sul fondo di una breve piazzetta.
Innalzata in epoca normanna, unitamente al complesso monastico annesso denominato Abbazia di S. Michele Arcangelo (da molti anni alienato a privati), fu più volte restaurata e rimaneggiata, segnatamente a causa dei movimenti rovinosi determinati dai terremoti, specie di quello del 1638 che apportò gravi danni alla fabbrica.
 
Ripristinata ancora nel 1715 per l’interessamento appassionato del sacerdote Saverio Puqliese, ebbe la denominazione che mantiene tuttora dai Padri Agostiniani che l’occuparono, e successivamente ancora quella di “Congregazione dei Padri Missionari”.
 I Filippini, che ne fecero un loro oratorio, utilizzarono per lungo tempo gli edifici annessi come istituto d’istruzione e di educazione per i giovani, in cui si provvedeva anche al loro mantenimento ed alloggio.
La bella FACCIATA settecentesca si presenta oggigiorno al termine di una corta scalinata con un portale in pietra chiara decorato a rilievo con motivi costituiti da forme vegetali larghe e frastagliate nonché a forma di spirale e con profuse cornici sovrapposte, innestato su un avancorpo appoggiato alla massa muraria e concluso in alto dalla cimasa modanata con tre pigne litiche molto elaborate. Nel fastigio, un muro a vela, a cui si affiancano due pilastrinì con in cima delle piccole pigne in pietra scolpita, funge da torre campanaria.
L’intelligente sistemazione dei materiali, l’accurata esecuzione dei lavori d’intaglio dovuti alla perizia del Belmonte, il gioco delle luci e delle ombre, il movimento dei volumi e delle forme creano un vigoroso effetto plastico e chiaroscurale nella fronte, per il resto priva di altri elementi decorativi.
La Chiesa presenta una pianta a croce greca ed una facciata molto spartana su cui si riconoscono inequivocabili i segni del tempo: ciò le conferisce però una caratteristica aria di vissuto che ben si accompagna all’atmosfera pacifica che la attornia.  All’interno troverete 4 cappelle disposte sui due lati, in ognuna delle quali potrete ammirare sculture ed altari in legno frutto dell’opera degli artigiani locali nel corso dei secoli. Tra queste vi segnaliamo la cappella dedicata a San Michele Arcangelo, del quale è custodita una pregevole scultura in legno a grandezza naturale. In virtù di ciò la Chiesa del Ritiro di Rende è nota anche come Chiesa di San Michele. Qui erano custodite molte opere di grande importanza religiosa ed artistica: la sua posizione e le difficoltà di garantirne la sicurezza hanno però indotto gli amministratori locali a spostare alcuni lavori settecenteschi nel museo civico. E’ il caso della tela “Santissima Trinità con San Michele Arcangelo” di Giuseppe Pascaletti da Fiumefreddo la cui pala d’altare, forse l’opera più preziosa della chiesa, è stata invece trafugata.

 

La Chiesa di San Michele, comunemente detta Chiesa del Ritiroè uno degli edifici cittadini più interessanti per originalità e profusione di oggetti d’arteRisale all’epoca dei Normanni che, al ritorno dai loro pellegrinaggi sul monte Gargano, portarono anche da noi la devozione all’Arcangelo S. Michele.
Annesso alla Chiesa doveva esistere un monastero di rito latino, infatti nelle più antiche carte notarili si parla dell’abbazia di S. Michele. Sui resti di questo monastero, distrutto dai terremoti e dalle guerre, ora sorgono edifici privati. La Chiesa dunque, distrutta dai terremoti fu più volte  restaurata e rimaneggiata. Primo fra tutti Don Saverio Pugliese si interessò a riprendere i lavori materiali della Chiesa del Ritiro nel 1714, regalando così alla sua città un momento di arte, così venne ricostruita per intero la chiesa a forma di croce greca con un particolare stile barocco. Nel 1715 i lavori vennero diretti da Francesco Belmonte.
La bella facciata rivolta verso ovest esalta un portale ricco di ornamenti scolpiti a grande rilievo sul tufo dal De Bartolo verso la fine del sec. XVIII. Una caratteristica cupola si eleva al centro della chiesa su un perimetro ottagonale, l’imponente cupola inondata di luce è impostata su base circolare con la volta a sesto ribassato sostenuta da un alto tamburo cilindrico, il quale costituisce l’elemento di congiunzione tra l’edificio e la cupola. L’intradosso della calotta è animato da quattro nicchie conchigliate contenenti altrettante statue allegoriche di stucco bianco a tutto rilievo e a grandezza naturale raffiguranti le virtù fondamentali della vita attiva in senso etico: la Prudenza, la Fortezza, la Giustizia e la Temperanza.
Internamente la chiesa è ricca di opere d’arte. Sull’altare maggiore troviamo un tabernacolo scolpito e costruito in legno con delle nicchie e statuine lignee. Sullo sfondo vi era una tela dipinta in olio da Giuseppe Pascaletti da Fiumefreddo Bruzio nel 1750 e raffigurante l’effige di S. Giuseppe e la Madonna col Bambino, oggi purtroppo trafugata. Oggi al suo posto si trova una riproduzione dell’originale. Sul soffitto dell’altare maggiore, vi è una grande tela raffigurante il transito di San Giuseppe e firmato: “C.S. pinse 1700”. All’interno della chiesa si trovano poi quattro artistici altari arricchiti da sontuose pale di stile barocco intagliate in legno e decorate con oro zecchino tranne uno. Queste opere in legno vanno attribuite oltre a maestranze locali anche a quelle roglianesi.
Sul lato destro, vicino all’ingresso, è posto l’altare ligneo di S. Francesco Saverio realizzato da Niccolò Altomare da Rogliano ( attr. G. Leone) e contenente una scultura di fattura settecentesca raffigurante San Francesco Saverio. L’altare di S. Giuseppe, che nella nicchia centrale ospita una statua lignea a tuttotondo, è ad altezza naturale di S. Giuseppe. A sinistra l’altare di S. Michele è decorato da una fastosa pala di stile barocco intagliata su legno con fogliame ad alto rilievo e carica di oro zecchino. Qui si eleva una statua in legno di raffinata fattura raffigurante l’Arcangelo Michele, realizzato da Giacomo Colombo (nel 1730).
Opere principali:
  • “La Sacra Famiglia” (Giuseppe Pascaletti) 1750 (Dimensioni: m.2,44×1,30). Questo dipinto rappresenta la scena della Sacra Famiglia di Nazareth costituita dalla Madonna, da San Giuseppe e dal Figlio. Si evidenzia l’abilità del Pascaletti nel disegno nell’uso del contrasto luce-ombra e nei colori. In alto c’è da fare attenzione al gruppo d’angeli: uno di essi, assieme a dei gigli, regge una piccola croce, presagio di morte rivolto alla futura vita di Cristo.
  • “San Michele Arcangelo” (Ignoto Meridionale) sec. XVIII (Dimensioni: m. 1,70×0,80). Qui San Michele è raffigurato su uno sfondo dorato mentre regge la palma della pace cristiana in una mano e lo stendardo crociato delle milizie angeliche nell’altra. Sotto i suoi piedi è rappresentato il diavolo dorato.
  • La Cacciata dei Mercanti del Tempio” (Ignoto Meridionale) sec. XVIII (Dimensioni: m. 4,30×2,70). L’episodio evangelico è rappresentato con il gusto compositivo del ‘700 meridionale. La figura di Gesù è quella centrale del dipinto. Il dinamismo viene raggiunto attraverso la fluttuazione del pannello del Cristo e dagli atteggiamenti espressivi degli altri personaggi.
  • Cristo risorto” (Ignoto Meridionale) sec. XVIII (Dimensioni: m. 0,75 h). La statua lignea rappresenta la figura di Cristo pantocratore che si poggia su una nuvola. Nella mano sinistra porta lo stendardo con croce rossa in campo bianco.
  • “La Natività” (Cristoforo Santanna) 1740 (Dimensioni: m. 1,50×0,80). La scena della Natività viene rappresentata con i personaggi Tipici della Tradizione: la stalla, il bue, l’asinello, la Madonna, San Giuseppe, il Bambinello, i Re Magi. I personaggi che sono intorno richiamano vagamente certe composizioni Naif moderne. Quest’opera di Santanna manca di qualche qualità pittorica; ma non è certo priva di fascino e di sentimento.
  • “Madonna col Bambino e Angeli tra anime purganti” (Ignoto Meridionale) sec. XVIII (Dimensioni: m. 2,00×1,60). Quest’opera rappresenta la Vergine col Bambino fra nuvole e gruppi d’angeli adoranti. Ai suoi piedi c’è un Santo dell’Ordine domenicano. La particolarità del dipinto risiede nello scapolare, cioè un piccolo quadrato di stoffa con le immagini e con nastri che si appoggiano sulle spalle delle anime purganti.
  • “L’Eterno Padre tra Angeli e San Michele Arcangelo” (Ignoto Meridionale) sec. XVIII (Dimensioni: m. 2,40×1,60). In uno scenario composto nuvole ed angeli in preghiera troneggia la figura dell’Eterno Padre con uno scettro dell’impero nella destra, mentre riceve l’omaggio delle creature celesti, soprattutto dall’Arcangelo, il quale agita il turibolo in cui brucia l’incenso.
  • “La Gloria di Maria SS. Tra Angeli e San Michele Arcangelo, ovvero l’Ascensione al cielo di Maria SS.” (Cristoforo Santanna) 1782 (Dimensioni: m. 2,00×1,50). La figura centrale della Vergine si manifesta nella nube con le braccia in segno di preghiera mentre gli angeli le stanno intorno. A destra c’è San Michele con lo stendardo della vittoria sul drago. Questa opera prende a modello l’Assunta di Tiziano (1477-1576).
  • “La Deposizione” (Ignoto Meridionale) sec.XVIII (Dimensioni: m.1,10×0,87). Il momento è quello della “Pietà”. La Madonna è più raffigurante mentre regge il Corpo di Cristo flagellato. I colori cupi e scuri dell’opera sono il perfetto contorno alla drammaticità della scena.
  • “La Sacra Famiglia” (Ignoto Meridionale) sec. XVIII (Dimensioni: m. 1,35×0,84). Qui viene raffigurata la Sacra Famiglia. I colori sono pieni e luminosi e le immagini nitide. Quest’opera, per quanto d’ignoto, sembra avere molte caratteristiche affini al Santanna.
L’interno a croce greca offre alla vista alcune cappelle ornate con stucchi policromi, decorazioni pittoriche e ampi cornicioni a mensola di un contenuto barocco. AI centro della struttura coprente spicca una slanciata ed imponente CUPOLA inondata di luce: ultimata dal Belmonte nel 1715, essa è impostata su base circolare con la volta a sesto ribassato sostenuta da un alto tamburo cilindrico con copertura a spiovente a tegole, il quale costituisce l’elemento di congiunzione tra l’edificio e la cupola. L’intradosso della calotta è animato da quattro nicchie conchigliate, contenenti altrettante statue allegoriche di stucco bianco a tutto rilievo e a grandezza naturale, raffiguranti le “virtù” fondamentali della vita attiva in senso etico:la PRUDENZA, la FORTEZZA, la GIUSTIZIA e la TEMPERANZA.
Numerosi e significativi oggetti d’arte arricchiscono il sacro luogo e conferiscono ad esso un aspetto di sorprendente
bellezza.
Fonte:
G. Giraldi – Le Chiese di Rende